mercoledì 17 giugno 2015

'na botta de cinismo.

Oggi per vicende tristi che mi toccano sia da vicino che da lontano, ho fatto una riflessione lucida ma forse un po' amara sulle relazioni amorose: alla fin fine la dinamica che le governa non ha granché di diverso, a grandi linee, dal mondo del lavoro. Il che è triste, in effetti, ma togliendo la componente irrazionale e sentimentale che rende il tutto decisamente più piacevole che scegliersi una professione, se fosse più chiaro a tutti probabilmente eviterebbe tante delusioni e tante perdite di tempo.

Nessuno nasce sapendo già lavorare, eppure tutti sappiamo che il nostro destino è quello. Lavoreremo tutta la vita. Vorremmo farlo in maniera soddisfacente, in un posto che ci faccia sentire utili e gratificati, con uno stipendio alto e un orario comodo, in un posto in cui siamo valorizzati, possiamo crescere. Tutti sentiamo di aver diritto a un lavoro. Tutti sentiamo di essere bravi in qualcosa e vogliamo una professione in cui dimostrarlo.

Avere piena consapevolezza dei propri limiti e dei propri punti di forza professionali non è affatto banale. C'è chi proprio non ne ha colpa e non vede di essere impedito. Chi crede di saper fare bene il proprio lavoro e invece non ne ha un'idea. C'è chi è bravo davvero e lavora in un posto in cui è sprecato. C'è chi ha il posto fisso e passa il tempo a grattarsi l'ombelico. C'è chi è esattamente nel posto giusto e lavora lì per sempre e quando se ne va in pensione tutti piangono e gli regalano un bell'orologio. C'è chi apre partita iva per non sentirsi legato a nessun posto e potersene andare dall'oggi al domani a lavorare in Alaska a coltivare ghiaccioli. C'è chi lavora per tutta la vita in un posto che gli fa cagare e si accontenta. C'è chi è disoccupato e non se lo meriterebbe, e riceve solo proposte di stage non retribuito. C'è chi è disoccupato e se lo merita, e non fa altro che lamentarsi invece che occupare il tempo a riempire il curriculum.

Quando "non ci si trova" lavorativamente, il problema può essere da ambo le parti: ogni tanto è il dipendente che gonfia il curriculum e ti dice di saper fare cose che in realtà non ha mai visto in vita sua, oppure sembra competente ma poi scopri che è autistico o fa battute di merda; ogni tanto è l'azienda che ti chiede se sai usare "la suite Photoshop", o se sai programmare disegnare ballare la bachata e magari non ti dispiace anche dare una pulita all'ufficio e fermarti a dormire ogni tanto che così risparmiamo sul guardiano.

Gli stage servono per imparare e non per lavorarci tutta la vita. Se sai mettere a frutto le tue conoscenze, come valorizzare le tue competenze, ma soprattutto come dare il tuo contributo alla causa comune, prima o poi l'azienda seria arriva, che sia tu a mandare il cv o che sia un headhunter a contattarti.

Il tempo indeterminato non te lo regala nessuno.


mercoledì 11 marzo 2015

It's a new dawn, it's a new day, it's a new life for me... and I'm feeling good.

Se qualche mese fa foste arrivati da me raccontandomi che la mia vita sarebbe stata come oggi, probabilmente adesso starei ancora ridendo da allora.

E invece.

Nel giro di poco più di tre mesi mi ritrovo con una macchina nuova bellissima (lo sarebbe anche di più se mi ricordassi ogni tanto di lavarla), una nuova casa bellissima, accogliente e calda proprio come l'ho sempre sognata, un nuovo lavoro in proprio ma con una collaborazione fissa con un'azienda che mi piace davvero tantissimo... e un ragazzo meraviglioso in Romagna che mi ha scongelato il cuore dopo sei mesi, quando ormai ero rassegnata che si fosse rotto del tutto, e credo che non potrebbe essere più perfetto di così nemmeno se me lo fossi costruito da sola (e il bello è che pare valga anche il viceversa).

Visto com'è andato il mio 2014, penso di essermelo meritato.
Visto com'è andato il mio 2014, sono qui che giro con una mano in testa e una sul deretano, ché tutte ste botte di culo di fila (mi è addirittura arrivato un rimborso dalle tasse!) non le so gestire e ho paura che a tutto ciò corrisponda - passatemi il francesismo - un'inculata uguale e contraria.

...ma nel mentre, me la godo alla grandissima proprio.

Credo di non essere mai stata una Dani migliore di così.
Grazie.

Dragonfly out in the sun you know what I mean, don't you know
Butterflies all havin' fun you know what I mean
Sleep in peace when day is done
That's what I mean

It's a new dawn
It's a new day
It's a new life
For me
And I'm feeling good.
{Nina Simone, "Feeling good"}

venerdì 14 novembre 2014

Dea EX machina.

E' una storia curiosa, e quando stamattina ho collegato mi sono fatta i complimenti.

Martedì 4 novembre, dopo che una decina di giorni prima avevo subito un tamponamento a catena (ero la locomotiva!) proprio prima di rinnovare l'assicurazione, un camion ha deciso di inchiodarmi davanti al semaforo giallo e nonostante io abbia frenato non appena i miei amici riflessi annebbiati dal mattino e dal sole si sono decisi a dirmi "oh, un camion!", il paraurti del suddetto camion mi ha totalmente sparecchiato il cofano e i radiatori.
Risultato? Una Panda del 2007 che per essere riparata mi chiedeva una cifra pari al doppio del suo valore di mercato. Io, a parte un pochino di colpo di frusta, nemmeno un graffietto, ma onestamente non è che andassi a velocità esorbitanti. Il cofano davanti è un cartoccio, ma non sono esplosi gli airbag, per dire... ero solo troppo vicina, e mio nonno buonanima che non faceva che parlarmi della distanza di sicurezza per me dalla sua nuvoletta avrà fatto "pfffff!" con la bocca a culo di pollo e poi mi avrà urlato "Rompini!!" come ogni volta che facevo dei danni.

Ma dicevamo.

Ora, tralasciamo che ho gestito la vicenda in maniera esemplare, e forse anche preoccupante. Ho spostato la macchina a braccia con il camionista che non faceva altro che scusarsi perché aveva frenato veramente in modo becero. Ho compilato il CID in maniera impeccabile, anche perché ne avevo già visti altri due di recente. Ho chiamato l'assicuratore che mi ha dato il numero verde dell'assistenza stradale. Ho chiamato l'assistenza stradale con cui ho fatto due battute e che mi ha mandato il carroattrezzi dicendomi "beh signora, sono contenta che l'abbia presa così bene!". Ho fatto il viaggio con l'umarell del carroattrezzi che a metà mi fa "ma tu sei sempre così solare?" e che mi ha poi dato una mano a trovare un demolitore a cui vendere la macchina (e per questo ogni giorno mi tempesta di sms sgrammaticati e chiamate a cui non rispondo mai). Non sono nemmeno svenuta quando il meccanico e il carrozzaio mi hanno comunicato che per sistemare il mio Pandino ci volevano 4 mesi di stipendio.

Insomma, l'ultima cosa che mi aspettavo era dover cambiare macchina. Tutto sommato andava abbastanza bene, andava sistemata forse un pochino, certo non era la macchina migliore del mondo, aveva tante cose che non mi piacevano, ma andava, era la mia macchina, e non avevo intenzione di cambiarla per niente al mondo.
E' successa una cosa inaspettata, e ho dovuto cambiarla per forza di cose, perché sistemarla era una fatica inutile.
Grazie ai soldi che avevo messo da parte, sono riuscita a comprare una macchina (a rate ovviamente), che dovrebbe arrivarmi oggi.
Una Seat Ibiza nuova. Stamattina ci pensavo guidando la macchina della mamma, e la nuova ha involontariamente di serie tante di quelle cose che mi mancavano sulla vecchia.
I primi giorni, pensando al fatto che era tutta colpa mia, ai soldi che se ne andavano nell'anticipo, al finanziamento che doveva essere approvato, all'assicurazione che non sapevo quanto sarebbe costata, insomma ero depressa e nel panico più totale.
Pian piano quando ho visto che tutto si stava sistemando ho iniziato a rilassarmi.
Ora non vedo veramente l'ora che il montatore di impianti GPL ce la faccia a farmela entro stasera.

Ora voi vi chiederete dove sta la curiosità della storia di cui parlavo all'inizio. Bravi.

Ironia della sorte, la mia macchina è targata EX.

Stamattina riflettevo che ho dovuto lasciar andare una macchina che non prevedevo di dover salutare. Che ciò mi è costato fatica, impegno, notti insonni, sensi di colpa.
Ma che sono ancora viva, sto bene, e sono riuscita a incastrare talmente bene le cose che alla fine mi ritroverò con una rata al mese per 5 anni, è vero, ma poteva andare decisamente peggio, ne sono uscita alla grande, ciò non mi impedirà di uscire di casa tra un mese ugualmente, e anzi, mi ritroverò con macchina nuova, casa nuova, lavoro nuovo, e tutto senza dover andare nemmeno troppo a impegnare i reni al banco della tratta degli organi.
A dimostrazione del fatto che posso superare tutto e uscirne fuori anche meglio di prima. Per questo mi faccio i complimenti, perché lo sto facendo per la macchina (targata DJ... dovrei cogliere l'ironia della sorte anche in questo in effetti...), ma lo sto facendo anche con la mia vita e con ex decisamente più impegnativi da gestire, sono brava e due complimenti me li merito.

2014, anno ufficiale degli EX... "dovevi essere il mio anno", ti dicevo un paio di mesi fa maledicendomi.
Oggi è il 14, per questo ci terrei che la macchina arrivasse oggi. Per riabilitare definitivamente quello che è sempre stato il mio numero, e dimostrare del tutto a me stessa che mi sbagliavo alla grande a dubitare.

Questo E' il mio anno. Mio.


sabato 1 novembre 2014

I did it!


E insomma, ho scelto da che parte del bivio andare.
Ieri mattina ho parlato col capo e gli ho comunicato che il 4 novembre, a scadenza del contratto a tempo determinato, non rinnoverò con un indeterminato come sperava. Fino a fine anno porterò avanti due part time, uno con una delle aziende nuove con cui lavorerò da freelance, e uno con l'azienda per cui lavoro ora, in modo da consentirgli di trovare qualcuno che mi sostituisca senza rimanere in braghe di tela. Da gennaio poi si apre partita iva e si riparte con l'avventura della libera professione.
Questo significa che da ora in poi dipende tutto da me, e significa che presto, prestissimo tornerò a vivere da sola.
Ho tanta carne al fuoco, e tantissime novità tra cui anche un foodblog (era inevitabile che ne aprissi uno anche io prima o poi) aperto da poco ma che già mi dà soddisfazioni...
Tenete le dita incrociate per me.

mercoledì 15 ottobre 2014

Milano? Eri proprio tu?


Sono stata questo weekend a Milano a trovare svariati amici. Ho incastrato giri, visitato posti nuovi, visto quasi tutti quelli che volevo salutare, e alla fine... è buffissimo da dire, non l'avrei mai creduto, ma ero triste quando ho ripreso il treno per Bologna.

Ho vissuto un anno a Milano con la persona che amavo, andando finalmente a convivere come sognavo da un anno, eppure quanto ho sofferto quella città e quel trasloco lo so soltanto io. Aver rinunciato a casa, indipendenza, conigli, lavoro che amavo, amici e hobbies mi ha fatto vivere ancora peggio una città che sicuramente non è tra le più accoglienti del pianeta... ma che poverina, alla fine se la vivi nel modo giusto non è mica così cattiva.

Da turista si vive sicuramente in modo diverso, ma... ci ho girato per tre giorni in maniera completamente nuova. Sono partita col mio cappello nuovo, mi sono vestita come mi pareva, ho sorriso e risposto in maniera gentile a tutti, anche a quelli che mi guardavano con la puzza sotto al naso. Ho fatto le bolle di sapone durante l'aperitivo del venerdì sera in Corso Como. Le ho persino rovesciate sul tavolo. Ho parlato in bolognese senza pudore. Ci hanno suonato dietro in 2-3 in macchina e non mi succedeva dal '99, ed erano muratori ok ma hanno pur sempre suonato ed eravamo a Milano e io non ero vestita Gucci. Ho attaccato bottone con tutti. Ho sorriso un sacco, lo so che l'ho già detto, ma ho sorriso e ho scacciato via la malinconia per tutto il tempo, anche quando domenica a pranzo in macchina rientrando dal brunch con un'amica siamo passate per caso vicino a casa nostra, e anche quando domenica sera prima di ripartire pur non avendolo programmato siamo andati a prendere un hamburger nel posto dove lo mangiavamo sempre io e lui quando invece che ripartire eravamo appena rientrati dal weekend bolognese, pronti per ricominciare la settimana milanese. Ho tenuto lontana la malinconia, e non mi sono sentita inadeguata nemmeno per un secondo. Anzi.

Per didascalie alle foto, simpatia e altre amenità vi rimando al minialbum che ho schiaffato su google+ che è sicuramente più esauriente.

Fuggi
cosa fuggi non c'è modo di scappare
ho la febbre ma ti porto fuori a bere
non è niente stai tranquilla è solo il cuore
porta Ticinese piove ma c'è il sole
{Baustelle, "Un romantico a Milano"}

lunedì 6 ottobre 2014

Bivio.

crossroads - pixabay pic

Per farla breve.
A fine mese mi scade il contratto dove lavoro ora.
Sto meditando di rifiutare il rinnovo, riaprire partita iva e rimettermi in proprio.
E di accettare la proposta di affitto di un amico e trasferirmi nell'ex casa sua, che da quando ho visto immagino già come casa mia, ma che è dall'altra parte del mondo rispetto a dove lavoro ora.

Per farla lunga...
Potrei proseguire dove lavoro ora, anche se lo trovo stimolante come una partita di scacchi tra ciechi, e farmi 60 km* in macchina tra andata e ritorno tutti i giorni per dover timbrare il cartellino (io, eterna ritardataria) in un posto che non mi offre prospettive è una sfida mattutina sempre più dura da affrontare.
Inoltre, la casa che mi è stata proposta è una discreta bazza (per i non petroniani cfr. il lessico minimo bolognese di qualche mese fa), perché è nuova, bella, della misura giusta, completamente arredata nuova e comodamente, in un paesino tranquillo, ben servito dai mezzi, con parcheggio davanti casa, a una cifra di favore, bella l'ho gia detto?, ma non potrei mai rimanere a lavorare lì e andare a vivere là, a meno di sensibili ritocchi allo stipendio (tipo un rimborso carburante minimo minimo, e volendo un +2 ore sulle 24 al giorno). No, seriamente, avere casa e lavoro in due paesi diametralmente opposti nella provincia bolognese azzererebbe la mia vita sociale molto probabilmente, e non sono esattamente nel periodo migliore per vedere di nascosto l'effetto che fa.
Rifiutare quella casa (a parte farmi piangere il cuore - sempre che possa farlo ancora più di così) significherebbe allungare i tempi di permanenza qui con i miei, che per quanto siano adorabili e di enorme supporto specie in questo periodo, sono inevitabilmente un ostacolo per la mia indipendenza perduta e che necessito di ripristinare al più presto.

Dall'altra parte, potrei abbandonare il porto sicuro del contratto a tempo (in)determinato (dico in- perché a parole il rinnovo sarebbe stato quello, a proposta iniziale) e ributtarmi nel magico mondo della libera professione... è vero che non lo farei alla cieca: ho già avuto due proposte molto interessanti di collaborazione continuativa con due aziende, ne ho un altro paio in ballo, e in più ho visto per quel poco che ho lavorato da sola in passato che lavorando bene opportunità e passaparola non sono mai mancati. Però c'è sempre l'incertezza di non avere uno stipendio sicuro...
Per contro, potrei dire di sì a quella casa meravigliosa, trasferirmici il prima possibile e pian pianino farla diventare casa. Ho tanto bisogno di sentirmi di nuovo "in casa mia" e non "in camera dai miei". So che magari finirei per sentirmi sola in certi momenti specialmente in questo periodo, in cui la domenica non so perché ma mi piomba sempre addosso questa botta di malinconia infinita e mi trovo a piangere come un vitello da sola... però avrei l'enorme vantaggio di poter piangere senza dovermi chiudere da qualche parte, potermi svaccare sul divano a guardarmi un film lagnoso, mangiare e bere quel che mi va, e tante altre amenità interessanti.

Mi sento a un enorme bivio.
Chi si ferma è perduto, dicono. E io ho il sospetto che la strada 1 sia quella che mi fa rimanere ferma per più a lungo, bloccata in un presente che non mi rende felice e soddisfatta.


Allo stesso tempo, ho la paura fottuta che la strada 2 mi porti a un burrone su cui mi accorgerei di camminare a metà via.


Ho un disperato bisogno di qualcosa in cui buttarmi a capofitto e che mi consumi. Che mi faccia arrivare a sera stremata ma felice più di quanto non facciano già la corsa, lo yoga, il krav maga (eh si, dopo due anni di inattività direi che ho ripreso alla grande) e - vabbe' - tutte le serate fuori da sola o con gli amici degli ultimi tempi. Qualcosa che mi renda soddisfatta della mia vita quando appoggio la testa sul cuscino e all'improvviso sono ancora una persona sola (cit. Dente).
Stare in quell'ufficio e in questa casa al momento mi fa stare tranquilla. Avrei bisogno di stabilità, serenità ed equilibrio dio solo sa quanto. Ma non mi serve a niente la tranquillità se non ho motivi che mi rendano felice.

Quanto senso avrà cacciarsi in una situazione potenzialmente più instabile di questa...?

Nel dubbio, in tutto questo tourbillon di strade da prendere, ancora prima di arrivare al bivio, il 18 ottobre propizierò il ritrovamento di una centratura e una strada completamente mie con un tatuaggio** di una bussola stile cartografia antica, che mi dia la direzione giusta. Chissà che non mi ispiri anche su queste altre scelte di vita...

Stiamo a vedere.

e quando passerà il monsone
dirò Levate l'ancora
diritta avanti tutta
questa è la rotta
questa è la direzione
questa è la decisione.
{Jovanotti, "La linea d'ombra", da anni la mia canzone di formazione.}


* 60 km finché rimango a casa - o in zona - dai miei. Sigh.

**dico uno, ma in realtà oltre a quello quella santa della mia tatuatrice mi farà altre 3-4 tatuaggini motivazionali microscopici in giro per il corpo, di cui seguirà documentazione fotografica oltre alla bussola.

venerdì 5 settembre 2014

Beh bene no?

Tornare single dopo 3 anni e qualcosa, dopo aver pensato innumerevoli volte cretinate tipo è quello giusto, non starò mai così con un altro in vita mia, e soprattutto dopo aver buttato nel cesso con convinzione la propria vita per un trasferimento che - anche dopo un mese di analisi h24 sulla faccenda con chiunque dotato di parola non sia scappato mentre parlavo - tuttora non riesco a spiegarmi... beh, son sempre belle cose. Specialmente quando ti ritrovi con in mano solo la sgradevole sensazione di esserti sognata gli ultimi tre anni della tua vita.

Ora che si fa?

Niente, si fa come si è sempre fatto, ché se c'è una cosa bella che mi lascia questo rapporto è che quantomeno ho imparato a stare da sola. Sto bene, prima stavo meglio, ma evidentemente sarei potuta stare peggio.
Si fa senza come quelli di Faenza.
Si fa senza, ma si fanno progetti ugualmente. Ci si rimette in piedi pian pianino, si fa riabilitazione emotiva un passettino alla volta, si progettano tatuaggi, tagli di capelli, si leggono tonnellate di annunci di svariato genere, si fa yoga, si corre, si cerca di tenersi occupati e in forma insomma.
Staremo a vedere.

A quel punto, per un po' persi la trama. E anche l'intreccio secondario, la sceneggiatura, la colonna sonora, l'intervallo, i popcorn, le toilette e le frecce che indicano l'uscita.
{Nick Hornby, Alta Fedeltà}

martedì 15 aprile 2014

casa (o quasi).

E insomma, la Parentesi Milanese è ufficialmente finita da un mese esatto.
I miei desideri sono stati esauditi!
Siamo rientrati a Bologna con convivenza temporaneamente sospesa per momentanea assenza di appartamento in comune. Dopo una prospettiva di telelavoro con la stessa azienda di Milano, pare che io abbia trovato lavoro in un'azienda qui in provincia... sarà un massacro di traffico ma sono molto carica, avevo dannatamente bisogno di cambiare aria per tanti motivi.

Mi sento in quella fase molto quando hai capito cosa vuoi fare del resto della tua vita, vorresti che il resto della tua vita arrivasse il prima possibile, se mi si passa la parafrasi. Ho mille pensieri per la testa e in parte sono felice di non riuscire a metterli in ordine, è come se fossi nel mezzo di una sventagliata estiva con mille foglietti sul tavolo davanti a me e solo due mani per tenerli fermi, figuriamoci in ordine... eppure avevo veramente bisogno di aria che mi scompigliasse i capelli e levasse tanta, tanta polvere, e per una volta posso sorridere e passare sopra al fatto che il mio tavolo mentale non è pianificato.

La Parentesi Milanese è stata dura per mille motivi ma anche bella e "formativa". Ho imparato tante cose su di me, e lascio anche amici e luoghi che mi mancheranno... ma da quando sono tornata a Bologna, ho proprio una faccia diversa.
Sarà che sono tornata in mezzo alla mia gente, i miei luoghi, le mie cose. Sarà che ci sono certe cose che si stanno mettendo bene.
Saranno i capelli scompigliati dal vento.



e quando torna in fondo non è un ritorno
casa resta quella, in fondo è solo un ricordo
di un desiderio espresso proprio in quel posto
fissando il cielo una notte a ferragosto
{Doro Gjat, "Ferragosto"}

sabato 21 dicembre 2013

Caro 2013.

Caro 2013,
tu stai finendo e io mi avvicino pericolosamente ai 30 anni.
Ho una specie di vocina interiore che dice "forse sarebbe il momento dell'annuale bilancio, tu che dici?", e io sarà un mesetto che faccio finta di non sentirla.

Sono a Bologna praticamente fissa dal 22 novembre, malaugurato giorno in cui scivolando per contrappasso sotto a bolognesissimo portico bagnato mi sono compostamente fratturata un malleolo. I primi giorni sono passati tra dolore (fisico) e sconforto per tutto quello che non potevo più fare (camminare sui miei piedi per due mesi, andare in ufficio ogni giorno, portarmi un bicchier d'acqua da qualche parte, fare avanti e indietro da Milano, vedere il moroso quotidianamente, guidare) e che dovevo fare (stare ferma, riposarmi, dormire spesso a pancia in su, lavorare da casa, vedere poca gente, tre piani di scale ogni volta che volevo uscire, tonnellate di ghiaccio, punture di eparina ogni sera con la pancia che sembra un dalmata per i lividi). A quello sconforto si è aggiunto di tutto, sfighe, riflessioni, dubbi, finché non c'era più posto.

Caro 2013, sei stato durissimo da sopportare e non vedo l'ora che tu finisca.

Ti sei portato via la mia vita. Ti sei divertito come un matto a rimescolarmela dopo un 2012 da dimenticare e con cui non mi va di fare paragoni, ti sei portato via i miei amati conigli, la mia casina, la mia squadra, la mia curva, il mio lavoro perfetto, la mia routine. Sapevo che sarebbe stata dura ricominciare, speravo di sentire che prima o poi avrei ingranato, e invece dopo 6 mesi sono ancora qui che sotto sotto, se non ci fosse il paragrafo convivenza a cui tanto aspiravo l'anno scorso, mi chiedo chi me l'ha fatto fare. Milano è bella, ma è dura, difficile, e non sarà mai casa, un po' perché non lo vuole essere ma soprattutto perché sono io a non rassegnarmi e abbandonarmi.

Trasferirmi a Milano mi ha portato a fare scelte, bilanci, scremature nella mia vita. A Milano ho incontrato tante persone, e solo di poche sono profondamente grata (pochissimi colleghi, una blogger che ormai mi piace considerare amica). Ho capito a quante persone veramente manco da quando sono via, e quante persone veramente mi mancano. Ho capito che ogni volta che poso il piede su suolo bolognese* mi sento veramente a Casa, e che vorrei sentirmi così per sempre. Ho fatto due cene aziendali di Natale nel giro di 6 giorni e la differenza è stata impietosa. Ho capito che mi mancano come l'aria orecchie lunghe e zampine pelose e silenziose nella mia vita. Ho spaziato da momenti in cui credevo mi si fosse seccato il cuore ad altri in cui i 30 anni acuivano il bisogno di "farsi una famiglia", e ancora non ho capito quale delle due vie sia meglio percorrere.

Caro 2013, è stato un piacere.

Caro 2014, mi sto stufando di fare piani e sperare cose. Questo sarà un anno con pochi propositi e poche speranze. Posso prometterti che farò del mio meglio per ottenere le cose che ho capito mi fanno stare bene. Tu cerca non dico di dare una mano, ma almeno di non mettere i bastoni tra le ruote.

ed ho capito finalmente
che ho capito finalmente
che ogni scelta è una rinuncia
ed io non voglio scegliere mai più.
{Dente, "Finalmente"}


* che detta in questo momento fa ridere, visto che di piede ne poggio letteralmente uno solo al suolo.
Discorso a parte meriterebbe come mi sento quando sul suolo bolognese ci poso il deretano dopo uno scivolone slapstick, ma tant'è.

giovedì 19 settembre 2013

Quindici parole del lessico bolognese che non mi rassegno a non poter usare a Milano.

L'ambientamento milanese procede non senza difficoltà. Il lavoro è duro, i ritmi sono diversi, gli amici sono ancora pochi, la vita extralavorativa inizia a ingranare solo da pochissimo, e il lessico crea ancora qualche piccolo intoppo.
Perchè diciamolo, ci sono parole che uno è abituato a dire fin da quando è cin... ecco.
Ecco quindi a voi le quindici parole che sto pazientemente insegnando ai miei colleghi milanesi e non, perchè altrimenti a dire certe cose ci metto un quarto d'ora e un sacco di parole in più.

bagaglio: cosa o persona scarsamente dotata di utilità o lati positivi. grosso modo sinonimo di "coso".
balotta: concentrazione di persone e divertimento tutti nello stesso punto.
bazza: conoscenza tattica o situazione particolarmente vantaggiosa.
cartola: persona veramente figa e degna di stima.
cicles: chewing gum.
ciappino: piccolo lavoretto, spesso manuale.
cinno/a: bambino/a.
paglia: sigaretta - o siga, come mi dicono qui.
rusco: spazzatura.
soccia/socmel: esclamazione, ha la valenza di "caspita", "accidenti", "diamine"; letteralmente indica la fellatio, ma non viene praticamente più usato con quell'accezione.
sportina: il sacchetto di plastica in cui riporre gli acquisti.
tamugno: grosso, corposo, dal peso specifico importante; si può usare per cose, persone e cibi difficili da digerire.
tiro (dare il): il pulsante da premere per aprire il portone del palazzo.
umarell/zdoura: rispettivamente uomo e donna di una certa età.
vez/regaz: rispettivamente "vecchio" e "ragazzi", usati per apostrofare uno o più amici o conoscenti.

(qualche definizione o stralcio di essa viene da qui)

giovedì 30 maggio 2013

I think a change would do you good...

Da lunedì, il 90% della mia vita cambierà.
Provate a dire una cosa, e vi risponderò da lunedì non più!
Vivi a Bologna? Da lunedì non più!
Vivi da sola? Da lunedì non più!
Hai due conigli in casa? Da lunedì non più!
Lavori come apprendista a Bologna? Da lunedì non più!
Alleni una squadra? Da lunedì non più!

La grafica del blog è già parzialmente a tema... da lunedì, ci sentiremo da Milano, dove partirà la convivenza, per un anno in un appartamento dove non posso tenere i brownini che vanno in erasmus a Prato, e dove inizierò una nuova vita, lavorativa e non.

Stay tuned, si dice.

sabato 29 dicembre 2012

2012 vs 2013.

Nel 2012

Ho perso il lavoro. Ho aperto e chiuso (beh, la chiuderò il 31!) partita iva. Ho conosciuto tanti clienti e la stima, l'affetto e la preferenza che ho ricevuto da alcuni mi ha dato la forza di tenere duro in tanti momenti e mi riempie di gioia tuttora. Ho trovato un lavoro fisso, o meglio, un lavoro fisso è venuto a cercare me. Ho trovato un contesto lavorativo in cui mi sento inserita e apprezzata e dei colleghi con cui mi trovo da dio. Mi hanno rubato il computer dal baule della macchina. Ho fatto un incidente in macchina. Ho rinnovato la patente. Ho visto tanta di quella neve che anche basta. Ho sentito il terremoto più forte della mia vita che alla mia terra ha fatto tanti danni e a me ha fatto solo tanta paura. Ho conosciuto tanta gente. Ho ritrovato persone che non vedevo da anni. Ho rafforzato tante amicizie che ora sono veramente importanti per me, e ne ho riconsiderate altre. Mi sono fatta il secondo tatuaggio e ne vado sempre più fiera. Ho programmato il terzo che avrà un significato ben preciso, segnerà un obiettivo. Ho fatto pochissime ferie ma ho passato tanto tempo come se fosse un'estate di una volta, e mi ha fatto maledettamente bene. Ho perso una persona importante. Ho passato tanto tempo con la mia famiglia. Ho fatto il mio primo viaggio completamente da sola. Sono stata due volte a Barcellona. Sono stata a Londra. Sono stata al concerto dei Radiohead. Sono stata al concerto di Dente e mi sono fatta autografare un braccio. Ho iniziato a strimpellare l'ukulele. Ho esordito con un gruppo in un concerto vero davanti a della gente vera. Sono cresciuta un po'. Ho pianto e sofferto come mai in vita mia. Ma sono stata anche tanto, tanto felice. Ho capito in un certo senso cosa mi serve per essere felice, e ho aggiunto tasselli a cosa voglio raggiungere nella vita.

Nel 2013 voglio

arrivare il più vicina possibile al terzo tatuaggio. Sentirmi economicamente più serena. Tornare a Barcellona un weekend in estate, magari proprio da sola. Ridere tanto. Un altro traguardo che non scrivo per scaramanzia. Sentirmi sempre più in equilibrio. Imparare a non accontentarmi mai. Aggiungere a questo elenco un sacco di cose.

lunedì 5 novembre 2012

Pazienza...

Sono mesi che non scrivo, ma a mia parziale discolpa sono stati mesi veramente intensi e non completamente in positivo... basti pensare che di fatto la maggior parte delle ferie 2012 le concludo oggi dopo 4 giorni di relax semitotale a Dimaro.

(buffo rileggere il mio ultimo post prima di questo e scoprire che sono comunque riuscita a fare alcune di quelle cose che credevo impossibili.)

A marzo ho aperto la mia attività e molto probabilmente la chiuderò a inizio dicembre, ma per un bel motivo: il mio sito internet mi ha fatto trovare un'azienda in cui mi trovo molto molto bene e che mi ha offerto un contratto vero. Ancora non ci credo! C'è da lavorare davvero sodo ma l'ambiente è giovane, stimolante ma soprattutto gratificante. Anche per questo non vedo veramente l'ora di iniziare a lavorare solo per loro.
Lavorando da sola non ho praticamente mai dovuto mettermi a cercare clienti io: la rete di contatti che avevo e ho tuttora mi ha ricoperta di lavoro, cosa che in questo periodo di crisi sicuramente è più che desiderabile. Il rovescio della medaglia è che sono quasi tutti clienti piccolini, ad "alto mantenimento" (cfr. Harry ti presento Sally), con budget ridottissimi e spesso pretese da titolare/schiavista ("Ma come? non riesci a trovare 5 minuti per farlo? - un lavoro da un'ora buona - Non puoi farlo la sera o la domenica?"). L'idea di trovare la stabilità di un posto fisso, uno stipendio, un capo che ha tutto il diritto di dettare le priorità nella tua vita lavorativa... veramente non vedo l'ora. Ho tutto quel che mi serve per fare la freelance e anche di più, ma non ci sono proprio tagliata mi sa.

Credo che uno dei bisogni fondamentali che ho nella vita sia la stabilità.  Rileggo una bozza di post mai pubblicato scritta un mese fa e ci leggo ansie e paure di una poveretta che "sguazza dell'indeterminatezza" e ha bisogno di certezze.
Le certezze granitiche, che si conquistano passo passo, vero, ma che si toccano con mano in quelle tappe fondamentali che fanno un upgrade alla situazione.
Il mio problema è che le tappe fondamentali mi rendono impaziente. Che quando un ambito della mia vita si avvia verso una sistemazione a lungo termine, mi pesa di più che gli altri non lo seguano di pari passo. Farò appello alla mia collaudatissima pazienza e farò del mio meglio per affrontare tutto col sorriso sulle labbra.


Not all good things come to an end now, it is only a chosen few.
{Elvis Costello, "Almost blue"}

lunedì 25 giugno 2012

Avrei voglia di.

Andare al mare un paio di giorni, essere già abbronzata, fare colazione al Madison e andare in spiaggia al bagno Dorina come una volta, andare a Barcellona, stare una settimana a Barbarolo, un'estate come quelle di dieci-quindici anni fa, tornare indietro e cambiare un sacco di cose, andare un paio di giorni in montagna, capire cos'ho che non va, rimuovere quello che mi lascia insoddisfatta, fare due giorni di sauna, viaggiare e vedere cose nuove, sentirmi desiderata, dormire due giorni di fila, sentirmi tranquilla, guardare un film all'aperto, guardare l'alba in spiaggia, che fosse già venerdì sera, aver già fatto gli esami, amarmi un pochino, non avere perennemente sonno, sapere che è tutto a posto, sentirmi a casa, non avere paura, sentirmi realizzata, avere più sicurezze, pesare 10kg in meno, tornare ad abbonarmi al Bologna, sapere se farò qualche giorno di ferie io e lui da soli, non sentirmi mai più un ripiego, andare ancora al mare, e ancora, tornare in Croazia e cenare in quel posto in salita che faceva i cevapcici buonissimi, andare a mangiare al Biacchese, tornare al mare, trovare una spa a Bologna che io possa amare quanto amo quella del camping a Dimaro,  una sorpresa anche stupida, sentirmi a posto.

Non necessariamente in quest'ordine.