lunedì 6 ottobre 2014

Bivio.

crossroads - pixabay pic

Per farla breve.
A fine mese mi scade il contratto dove lavoro ora.
Sto meditando di rifiutare il rinnovo, riaprire partita iva e rimettermi in proprio.
E di accettare la proposta di affitto di un amico e trasferirmi nell'ex casa sua, che da quando ho visto immagino già come casa mia, ma che è dall'altra parte del mondo rispetto a dove lavoro ora.

Per farla lunga...
Potrei proseguire dove lavoro ora, anche se lo trovo stimolante come una partita di scacchi tra ciechi, e farmi 60 km* in macchina tra andata e ritorno tutti i giorni per dover timbrare il cartellino (io, eterna ritardataria) in un posto che non mi offre prospettive è una sfida mattutina sempre più dura da affrontare.
Inoltre, la casa che mi è stata proposta è una discreta bazza (per i non petroniani cfr. il lessico minimo bolognese di qualche mese fa), perché è nuova, bella, della misura giusta, completamente arredata nuova e comodamente, in un paesino tranquillo, ben servito dai mezzi, con parcheggio davanti casa, a una cifra di favore, bella l'ho gia detto?, ma non potrei mai rimanere a lavorare lì e andare a vivere là, a meno di sensibili ritocchi allo stipendio (tipo un rimborso carburante minimo minimo, e volendo un +2 ore sulle 24 al giorno). No, seriamente, avere casa e lavoro in due paesi diametralmente opposti nella provincia bolognese azzererebbe la mia vita sociale molto probabilmente, e non sono esattamente nel periodo migliore per vedere di nascosto l'effetto che fa.
Rifiutare quella casa (a parte farmi piangere il cuore - sempre che possa farlo ancora più di così) significherebbe allungare i tempi di permanenza qui con i miei, che per quanto siano adorabili e di enorme supporto specie in questo periodo, sono inevitabilmente un ostacolo per la mia indipendenza perduta e che necessito di ripristinare al più presto.

Dall'altra parte, potrei abbandonare il porto sicuro del contratto a tempo (in)determinato (dico in- perché a parole il rinnovo sarebbe stato quello, a proposta iniziale) e ributtarmi nel magico mondo della libera professione... è vero che non lo farei alla cieca: ho già avuto due proposte molto interessanti di collaborazione continuativa con due aziende, ne ho un altro paio in ballo, e in più ho visto per quel poco che ho lavorato da sola in passato che lavorando bene opportunità e passaparola non sono mai mancati. Però c'è sempre l'incertezza di non avere uno stipendio sicuro...
Per contro, potrei dire di sì a quella casa meravigliosa, trasferirmici il prima possibile e pian pianino farla diventare casa. Ho tanto bisogno di sentirmi di nuovo "in casa mia" e non "in camera dai miei". So che magari finirei per sentirmi sola in certi momenti specialmente in questo periodo, in cui la domenica non so perché ma mi piomba sempre addosso questa botta di malinconia infinita e mi trovo a piangere come un vitello da sola... però avrei l'enorme vantaggio di poter piangere senza dovermi chiudere da qualche parte, potermi svaccare sul divano a guardarmi un film lagnoso, mangiare e bere quel che mi va, e tante altre amenità interessanti.

Mi sento a un enorme bivio.
Chi si ferma è perduto, dicono. E io ho il sospetto che la strada 1 sia quella che mi fa rimanere ferma per più a lungo, bloccata in un presente che non mi rende felice e soddisfatta.


Allo stesso tempo, ho la paura fottuta che la strada 2 mi porti a un burrone su cui mi accorgerei di camminare a metà via.


Ho un disperato bisogno di qualcosa in cui buttarmi a capofitto e che mi consumi. Che mi faccia arrivare a sera stremata ma felice più di quanto non facciano già la corsa, lo yoga, il krav maga (eh si, dopo due anni di inattività direi che ho ripreso alla grande) e - vabbe' - tutte le serate fuori da sola o con gli amici degli ultimi tempi. Qualcosa che mi renda soddisfatta della mia vita quando appoggio la testa sul cuscino e all'improvviso sono ancora una persona sola (cit. Dente).
Stare in quell'ufficio e in questa casa al momento mi fa stare tranquilla. Avrei bisogno di stabilità, serenità ed equilibrio dio solo sa quanto. Ma non mi serve a niente la tranquillità se non ho motivi che mi rendano felice.

Quanto senso avrà cacciarsi in una situazione potenzialmente più instabile di questa...?

Nel dubbio, in tutto questo tourbillon di strade da prendere, ancora prima di arrivare al bivio, il 18 ottobre propizierò il ritrovamento di una centratura e una strada completamente mie con un tatuaggio** di una bussola stile cartografia antica, che mi dia la direzione giusta. Chissà che non mi ispiri anche su queste altre scelte di vita...

Stiamo a vedere.

e quando passerà il monsone
dirò Levate l'ancora
diritta avanti tutta
questa è la rotta
questa è la direzione
questa è la decisione.
{Jovanotti, "La linea d'ombra", da anni la mia canzone di formazione.}


* 60 km finché rimango a casa - o in zona - dai miei. Sigh.

**dico uno, ma in realtà oltre a quello quella santa della mia tatuatrice mi farà altre 3-4 tatuaggini motivazionali microscopici in giro per il corpo, di cui seguirà documentazione fotografica oltre alla bussola.

2 commenti:

  1. Secondo me hai già deciso: la casa ti chiAMA :)

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    1. eh è probabilissimo... è più che altro una questione di incastri!! ;)

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