giovedì 19 settembre 2013

Quindici parole del lessico bolognese che non mi rassegno a non poter usare a Milano.

L'ambientamento milanese procede non senza difficoltà. Il lavoro è duro, i ritmi sono diversi, gli amici sono ancora pochi, la vita extralavorativa inizia a ingranare solo da pochissimo, e il lessico crea ancora qualche piccolo intoppo.
Perchè diciamolo, ci sono parole che uno è abituato a dire fin da quando è cin... ecco.
Ecco quindi a voi le quindici parole che sto pazientemente insegnando ai miei colleghi milanesi e non, perchè altrimenti a dire certe cose ci metto un quarto d'ora e un sacco di parole in più.

bagaglio: cosa o persona scarsamente dotata di utilità o lati positivi. grosso modo sinonimo di "coso".
balotta: concentrazione di persone e divertimento tutti nello stesso punto.
bazza: conoscenza tattica o situazione particolarmente vantaggiosa.
cartola: persona veramente figa e degna di stima.
cicles: chewing gum.
ciappino: piccolo lavoretto, spesso manuale.
cinno/a: bambino/a.
paglia: sigaretta - o siga, come mi dicono qui.
rusco: spazzatura.
soccia/socmel: esclamazione, ha la valenza di "caspita", "accidenti", "diamine"; letteralmente indica la fellatio, ma non viene praticamente più usato con quell'accezione.
sportina: il sacchetto di plastica in cui riporre gli acquisti.
tamugno: grosso, corposo, dal peso specifico importante; si può usare per cose, persone e cibi difficili da digerire.
tiro (dare il): il pulsante da premere per aprire il portone del palazzo.
umarell/zdoura: rispettivamente uomo e donna di una certa età.
vez/regaz: rispettivamente "vecchio" e "ragazzi", usati per apostrofare uno o più amici o conoscenti.

(qualche definizione o stralcio di essa viene da qui)

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